Grandi

Keywords: #pandemia #covid19 #storia #medicina

Questo post è uno sguardo al passato, per comprendere il presente e un po’ la natura umana. Sono solo spicolature tratte dalle pagine dell’ Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle idee del CNR 1.

Lucrezio, se da un lato aderisce al modello ippocratico della propagazione aerea del morbo, insistendo sull’importanza di fattori ambientali, geografici e climatici (De rerum natura, VI 1090-1137), dall’altro lato, nel rievocare la peste ateniese, fa suoi gli elementi narrativi tucididei e sottolinea sia che gli Ateniesi rapidamente si trasmettevano il contagio gli uni agli altri (ex aliis alios, VI 1236), sia che i più generosi nel soccorrere i malati finivano per essere prostrati contagibus atque labore (VI 1243).

la parola latina infectio non solo non deve essere intesa nel senso di una infezione di tipo virale (e quindi non andrebbe mai usata la parola infection/infezione per tradurre un testo medico antico) ma nemmeno nel senso di un termine medico. Il vocabolo attiene alla pratica della coloratura delle lane (cf. Plinio, Storia naturale, XI 2 e Seneca, Questioni naturali, III, 25, 4), e l’infector è il tintore. La parola conosce occorrenze metaforiche in campo pedagogico e morale, ma non in ambito medico. Fabio Stok opportunamente fa notare che il miasma, alla base della teoria miasmatica, viene da μιαίνω, che significa letteralmente “macchio” ma con il colore, quindi “tingo”, abitualmente con la porpora. Il termine greco conosce in letteratura (cf. Iliade, IV 141; 146; XVI 795; Eschilo, Sette, 341, Eumenidi, 280, etc.) varie occorrenze in relazione prevalente con il sangue, probabilmente per similarità con la porpora, il che non può non aver evocato l’idea di contaminazione in senso letterale.

Il Trattato de la pestilentia di Girolamo Manfredi

Quanto scritto da Girolamo Manfredi come può essere interpretato oggigiorno? La gestione delle pandemie non è affare dei grandi medici?

L’autore si dice mosso a redigere l’opuscolo sotto la spinta della «compassione» e della «pietà», poiché i medici competenti, per paura del contagio, si rifiutano di curare chi ha contratto il morbo e solo gli ignoranti accettano di correre il rischio, spesso procedendo senza la competenza necessaria, «casualiter», somministrando a tutti indifferentemente gli stessi rimedi, senza valutare come i medesimi influssi astrali agiscano in realtà in modi diversi, a seconda dei luoghi, delle geniture e del temperamento del malato.

Il Testamento preservativo e curativo per defensione dell’umana generazione dal morbo pestilenziale di Bonino Mombrizio

E come non sentire attuale quanto segue?

descrizione delle buone pratiche che devono preservare i corpi dalla malattia e che coincidono, in sostanza, con quelli indicati dalla tradizione: respirare un’aria salubre e temperata, mangiare e bere con moderazione, evitando i cibi troppo umidi, rispettare un giusto equilibrio nel ritmo tra il sonno e la veglia, lavoro e riposo. Fondamentali sono poi gli affetti dell’animo, alcuni dei quali fiaccano le energie del corpo (ira, tristezza, paura etc.) altri contribuiscono a fortificarlo; importante è allora «stare con alegreza et consolatione, con canti e cansoni e solazo e lezere historie, fabule et novelle de consolatione e de letitia». Tra le letture raccomandate figurano il Decameron, l’Iliade, le storie romane, compendi della Bibbia, ma anche l’Ars amandi di Ovidio e le Epistole, la preghiera e la contemplazione.

Nei luoghi in cui la malattia non si è ancora diffusa, va comunque «schifata la conversatione de la gente», dal momento che il contagio si diffonde attraverso l’aria e il respiro; è importante dunque che «i rectori de i luochi sani» facciano divieto a chi arrivi da zone già infettate di entrare nelle aree non ancora interessate dal morbo e condurre quanto più possibile una vita ritirata e solitaria