C'è un fiume che scorre

Keywords: #covid19 #rapportino #cambiamenti

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Per trascorrere le ore di questo confinamento sanitario nel miglior modo possibile cerco di leggere e parte il meccanismo della ciliegia che tira l’altra. Oggi ho iniziato da un post di Fabrizio Venerandi dal titolo Chi ha paura della didattica a distanza?. Venerandi è uno scrittore, poeta e programmatore, ma è anche un docente di materie umanistiche nella scuola secondaria, e conclude il suo pezzo dicendo

Di fronte a nuovi problemi e nuove risorse, emerge l’inadeguatezza e la difficoltà di una classe docente nell’afferrare una trasformazione in corso per condurla e non esserne condotti.

Invece che prendere atto di questa rivoluzione digitale, di cui è necessario valutare gli elementi di validità ma anche i rischi, si cerca di continuare la realtà virtuale delle aule di tante scuole italiane: gessetti e lavagne di ardesia, nessuna connessione, vigilanza e valutazione.

Fuori, intanto, succede di tutto.

Poi sono passato a leggere un articolo pubblicato su The Guardian intitolato Elimination: what New Zealand’s coronavirus response can teach the world. Al di là del racconto sui fatti, mi ha colpito una frase

If John Snow1 was looking down on the world of 2020 he would be unimpressed. It seems frustratingly true that we are poor at learning the lessons of history with pandemics, as with other threats to global health. One key lesson is that more investment in public health infrastructure is critically needed in all countries to better manage pandemics and a range of less severe health threats.

Poi ho ripreso una pagina web suggeritami da Lidia La sfida del cambiamento: una concezione adattiva della storia, in cui Pierluigi Fagan così conclude

Il mondo inizia a cambiare radicalmente settanta anni fa, su questa dinamica già potente oggi si sta abbattendo una catastrofe (καταστροϕή, «rivolgimento, rovesciamento) che ne accelererà l’impeto. Le società occidentali debbono ripensarsi nel profondo e passare dall’atteggiamento adattivo del “aspettiamo di non avere scelta e poi ci adattiamo”, alla previsione e progettazione delle proprie forme prendendo atto della propria consistenza reale e di quella di un mondo del tutto nuovo. Adattarsi a tutto ciò, modificare i nostri veicoli adattivi costruendosi al contempo una nicchia adattiva, non sarà facile. I poteri in atto negheranno oltre l’evidenza la necessità di un profondo cambiamento, il tempo è poco, il da farsi immane, le nostre capacità di pensiero sono in grave ritardo e da aggiornare in profondo per superare questo nuovo e per noi inedito “vaglio adattivo”. In compenso, la storia si muove ed invita a muoverci con lei.

Sempre saltando di palo in frasca sono giunto su The Lancet - Global Health e mi sono soffermato su questo articolo commento: Softening the blow of the pandemic: will the International Monetary Fund and World Bank make things worse? In questi giorni di polemiche mi sembra proprio azzeccato il titolo. La conclusione

For decades, international financial institutions have pursued policies that undermine public health systems, allowing billions of people to remain without adequate health care. The COVID-19 pandemic is an opportunity to do things differently.

Dopo questo scritto, e alcuni altri che tralascio per brevità, mi è sembrato di avvertire un che di comune, un sottile filo rosso che unisce varie parti del mondo. Una sollecitazione che si stacca dal marasma delle chiacchiere e delle polemiche propagandistiche della durata di una campagna politica, un guardare la luna, non il dito che la indica. I concetti chiave mi sembrano saper vedere il futuro, cambiamento, solidarietà. E la luce punta su due pilastri essenziali: istruzione e sanità. Non so cosa ne pensiate voi, accidentalmente incappati in questa pagina. Stavolta l’occasione per un cambio di paradigma non dovrebbe essere persa. Ma a sentire i TG nostrani, la battaglia in Italia è già persa.

Credo che l’uomo collettivo, l’umanità, ossia l’Associazione, debba essere lavoro vitale d’una nuova fede, che starà al cristianesimo, come il cristianesimo al mosaismo; cioè verrà non a distruggerlo, ma a completarlo. Credo che mentre tutte le religioni hanno detto: «Dio è Dio, e Buddha è il suo profeta — e Cristo è il suo profeta — e Maometto è il suo profeta», la religione futura dirà: «Dio è Dio, e l’umanità è il suo profeta.» Quindi, rivelazione, non immediata, ma continua, progressiva, incarnazione divina nell’umanità: santificazione, ma mortalità di tutte le religioni, fasi tutte, secondo il tempo e lo spazio, della grande, vera, una religione, della quale ogni epoca storica svolge un principio, un articolo. La morale si perfezionerà, dacché invece di sancire che l’uomo può salvarsi, malgrado il mondo, e separandosi dal mondo, dirà che l’uomo non si salva se non attraverso il mondo, trasformando il mondo.

Giuseppe Mazzini

Rapportino

La pagina di [Degani]( https://achab94.shinyapps.io/covid-con i suoi grafici interattivi.

In Italia si continua a morire, a ritmi più lenti, ma si continua a morire. Il numero di tamponi fatti è in aumento. Non è possibile mollare le restrizioni adesso.

Per una visione d’insieme del Mondo


  1. John Snow è stato un anestesista, igienista e epidemiologo nella Londra del XIX secolo. ↩︎